Ci sono dei personaggi del teatro che possono diventare degli utili strumenti da cui poter apprendere tecniche e modalità per il nostro lavoro davanti al pubblico.
Quando noi ascoltiamo un bravo oratore proviamo per lui un profondo senso di riconoscenza. Fondamentalmente perché è riuscito a trasmettere suo messaggio con chiarezza, passione, proprietà di linguaggio ed energia. E tutti questi elementi hanno fatto sì che non ci siamo annoiati ne distratti anzi con il tempo il suo messaggio si è radicato in maniera ancora più forte nella nostra memoria. Il motivo è dato dal fatto che quell’oratore ha usato, consapevolmente o meno, strumenti espressivi che appartengono non tanto a quelle che oggi chiamiamo comunemente “tecniche della comunicazione” ma al lavoro che sta alla base della recitazione.
Non voglio qui disquisire su quella predisposizione spesso innata in una persona che facilmente chiamiamo talento ma credo sia importante capire che la nostra capacità di essere comunicativi deve essere coltivata e curata esattamente come un attore fa tutti i giorni, se è un professionista. Ecco perché chi vuole presentarsi davanti un pubblico, sia esso una platea, una riunione, una tavola rotonda o un semplice colloquio di lavoro faccia a faccia, deve prendere consapevolezza di quanto sia importante capire che porsi davanti al pubblico corrisponde al doversi assumere la responsabilità di indossare un ruolo, una maschera, da cui non può esimersi. Il rischio è di non essere credibile.
Prendiamo per esempio il famoso monologo di Giulio Cesare tratto dall’opera omonima di William Shakespeare. Abbiamo davanti a noi un imperatore, un uomo potente e che sicuramente attraverso la propria voce, il proprio sguardo e proprio corpo deve trasmettere questo senso di potenza. Confrontarci con un pezzo di questa natura comporta, se non di diventare un imperatore, almeno di trovare quella forza oratoria costruita dal ritmo, dalle pause, dallo sguardo, dalla postura e dal volume. Ma è soprattutto la necessità di dover pensare, credere e pronunciare le parole Giulio Cesare che renderà chiaro quanto senza una costruzione consapevole del nostro porsi davanti un pubblico non saremo in nessun caso ne un bravo attore ne un bravo oratore.
Fantalica propone per luglio TEATRALMENTE PARLANDO un seminario di teatro e comunicazione in cui lo scopo principale non è quello di cambiare le persone in qualcos’altro ma di fargli trovare la forza di assumersi un ruolo, in un determinato contesto, in determinate situazioni. Essere se stessi non vuol dire non rispettare il proprio ruolo davanti al pubblico.
Vittorio Attene