OpenDay – Fantalica Aperta 26 gennaio 2019

Per far conoscere maggiormente le attività proposte per il periodo autunnale, l’Associazione Culturale Fantalica propone ai soci e a tutti gli interessati, una giornata OpenDay – Fantalica Aperta con spettacoli, mostre e laboratori gratuiti che avranno come elemento comune la volontà di sensibilizzare all’arte e all’utilizzo creativo e consapevole del proprio tempo libero, hobby o passione.

OpenDay – Fantalica Aperta 26 gennaio 2019

RECITAZIONE TEATRALE E CINEMATOGRAFICA – Continua la proposta di percorsi sulla recitazione. Caratteristica di tutti questi percorsi sulla recitazione è quella di potersi avvicinare a questa bellissima forma d’arte in modi diversi, a seconda delle proprie aspirazioni. L’associazione Fantalica, negli anni, ha sviluppato diversi percorsi specifici per ogni livello di passione. Potrete trovare un percorso dedicato a chi, non avendo mai sperimentato questa forma d’arte, vuole avvicinarsi ad essa per conoscerla e sperimentarla, percorsi condotti da diversi attori dedicati a chi, ha scoperto la sua passione verso l’arte della recitazione, e desidera coltivare questa espressione nel suo tempo libero, ed infine un nuovissimo percorso a chi aspira realizzare questa forma d’arte in modo professionale.

All’evento dell’openday tutti potranno partecipare a delle lezioni aperte e gratuite grazie alle quali sarà possibile conoscere e sperimentare i diversi approcci alla recitazione, tutti veramente interessanti ma anche divertenti.

M9: Capire il Novecento- eventi culturali e cinematografici

Capire il Novecento: Rassegna di eventi culturali e cinematografici nell’Auditorium M9 di Mestre.

M9

La Fondazione di Venezia è un ente volto al miglioramento della qualità di vita e alla promozione sociale e culturale della collettività veneziana.

A questa si deve la creazione della struttura M9 che sta per “Mestre 900” ed è un’operazione di rigenerazione urbana che ha l’obiettivo di creare un polo culturale di riferimento per la città e l’area metropolitana di Mestre.

M9

All’interno di questo stabile, dal 20 ottobre al 20 dicembre 2018 si terrà una rassegna di eventi culturali e cinematografici intitolata “Capire il Novecento. Il migliore, il peggiore dei secoli”.

Questa iniziativa è stata ideata e curata dal Comitato tecnico-scientifico di M9 coordinato da Gianni Toniolo e si compone di nove appuntamenti; quattro incontri e cinque proiezioni di film nell’Auditorium M9.

M9

Gli appuntamenti cinematografici a cura di Gian Piero Brunetta e con presentazione di Denis Lotti, sono:
9 novembre – Chi lavora è perduto (Tinto Brass, 1963)
16 novembre – Il posto (Ermanno Olmi, 1961)
23 novembre – Signore e Signori (Pietro Germi, 1965)
7 dicembre – C’eravamo tanto amati (Ettore Scola, 1974)
12 dicembre – Roma (Federico Fellini, 1972)

Gli incontri sono:
-20 ottobre, ore 11: Il ’900: le fratture, i protagonisti. Un dialogo tra Simona Colarizi ed Ernesto Galli della Loggia.
-24 novembre, ore 11: L’idea di Europa nel ’900. Lectio di Giuliano Amato.
-14 dicembre, ore 18: Uscire dalla guerra: il Natale del 1918. Un racconto di Paolo Mieli.
-20 dicembre, ore 18: Tutto da rifare: il Natale del 1948, Un racconto di Aldo Cazzullo.
-9, 16, 23 novembre e 7, 12 dicembre, ore 20. Il cinema racconta l’Italia del dopoguerra: i cammini della speranza.

M9

Si ha l’obiettivo di anticipare l’inaugurazione dell’intero M9 che nascerà in un’area di 9.000 metri quadrati a Mestre, nel pieno centro storico. Questa città sta vivendo profonde trasformazioni e questa innovazione sarà uno dei simboli della Mestre futura, nuova “fabbrica” del sapere contribuirà alla costruzione di una vera e propria “cittadella della cultura” nel centro di Mestre. Attenzione particolare è dedicata ai contesti e agli scenari in cui vivranno le generazioni future.

Si vuole riflettere sulla contemporaneità attraverso il Museo multimediale del ’900, ma anche a dibattiti, lezioni di storia, proiezioni cinematografiche e talk aperti a tutti i pubblici, che la rassegna “Capire il Novecento” inaugura il 20 ottobre.

L’attore nel cinema – Le origini

Alla scoperta de “L’attore nel cinema – Le origini”

“Tutto ci porta a credere che l’attore sia il tutto di un film, quello che il film contiene di più desiderabile, commovente, odioso…umano.
Spesso vediamo e viviamo l’attore come uno specchio nel quale ci riconosciamo e che ci somiglia.”

Al cinema l’attore è solo il fantasma, traccia di qualcosa che ha vissuto ma di cui non ci rimane quasi niente. Da Platone a Shakespeare, l’attore diventa il luogo comune di un’inevitabile analogia tra VITA e TEATRO.
Ecco che l’actor latino si riflette sul suo significato «colui che fa, agisce», prima ancora di  indicare il mestiere dell’attore.
Sappiamo di per certo che Platone non aveva un’alta opinione del teatro: gli spettacoli drammatici erano concepiti, secondo il filosofo, per un pubblico volgare, incapace di sforzi di rappresentazione, schiavo dell’imitazione.
Aristotele, d’altro canto, paragona la coppia epopea/tragedia, all’opposizione di due generazioni di attori, con gli attori epici che considerano quelli tragici delle “scimmie” per via del loro modo di recitare eccessivo.

Il cinema dovrà anch’esso affrontare l’ingombro attoriale.
Fin dalle prime vedute dei Lumière, compaiono sullo schermo delle figure umane animate, alle quali non corrispondono né il titolo de comédien né quello di mimo. Persone reali di cui si percepiscono solamente ombre fluttuanti e silenziose.

L'attore nel cinema

Fin dai suoi esordi il cinema usa il corpo come elemento della scenografia e dunque del mondo.
I film primitivi affrontano a modo loro la particolare condizione dell’attore cinematografico, che recita senza fare l’attore. Agisce e nello stesso tempo è agito, catturato da una cinepresa che è al contempo «presa di vista» e «presa di vita». I primi “attori professionisti” non sono nei film, ma intorno ad essi: sono gli imbonitori che commentano, leggono le didascalie, rendono comprensibile il racconto, offrono una prima forma di voce fuori campo esplicativa.

George Mélies definisce il lavoro dell’attore, tra teatro e pantomima. Basa la pratica su due principi fondamentali:
–  l’attore deve sapersi muovere nello spazio e non rallentare le riprese, che dipendono dalla luce del giorno. Sullo schermo i personaggi si trovano schiacciati gli uni sugli altri, e se non recitano uno dopo l’altro, il rischio di confusione tra personaggi primari e secondari, aumenta a dismisura;

–  l’attore deve lottare continuamente contro le sue tendenze teatrali. Il buon attore cinematografico è quello che “sa farsi capire senza parlare”, e il suo gesto, anche volontariamente esagerato, è sempre giustissimo.

L'attore nel cinema
L'a

Il 1908 vede la collaborazione tra due grandi società di produzione: Le Film d’Arte e la Comédie-Française.
Le due società si uniscono nel tentativo ufficiale di avvicinare al cinema il teatro e alzare il livello culturale e artistico.
Da allora i più grandi attori si lasciano tentare dal cachet, dalla pubblicità, dalla novità dell’esperienza.
La produzione tende a semplificarsi man mano che il cinema si orienta verso la finzione e la narrazione. Si cominciano a costituire le leggi del racconto filmico e si attuano in tutto il mondo diversi modi di gestione del cinema. Alcuni registi cinematografici cominciano a intuire che è meglio collaborare con attori formatisi per il cinema, piuttosto che con attori con un solo bagaglio teatrale.
In Francia, Loius Feuillade è il primo, in tal senso.
Feuillade sceglie di circondarsi di una troupe permanente di attori, stabilendo contratti duraturi. Da qui l’industri del cinema comincia a strutturarsi professionalizzando i suoi attori.
In Italia, l’arte dei grandi attori della fine ‘800 (la Duse, Zacconi, Novelli…) è già in fase di declino.
A Hollywood, Adolph Zukor diventa il più famoso promotore dello STAR SYSTEM.

William Fox trasforma un’attrice teatrale in una grande diva.

…to be continued…

_ estratto da “L’attone cinematografico” di Jacqueline Nacache _

Molière e l’Avaro

Molière un artista eclettico e stravagante arriva a teatro  nel XVII sec con sua opera più terrena: “l’Avaro”. Una commedia che riflette la società parigina del 1600 attraverso il valore del denaro. Molière e l’Avaro: un tema sentito all’epoca tanto quanto al giorno d’oggi.

Molière e l’Avaro

L’artista lascia i suoi studi d’avvocato per fondare una compagnia teatrale “l’Illustre Théatre”. Attraversa la Francia per proporre le sue opere, fin quando non riscuote successo alla corte di Luigi XIV e la sua compagnia diventa la “compagnia reale”.

Il drammaturgo compone i suoi capolavori, in cui si rivolge alla critica della società seicentesca nella sua interezza; dai ricchi ai poveri, ma soprattutto chi non riesce a dare un vero apporto alla società.

 

Molière e l’Avaro

In questo contesto si situa L’Avaro, una commedia in cinque atti. Il protagonista è Apargone, la cui avarizia ha soffocato la coscienza e il sentimento. Pur di non abbandonare le proprie ricchezze, arriva persino ad ingannare i suoi propri figli.

Arpagone, dunque, protagonista tragicomico mette in mostra tutte le “miserie” di un uomo che vive al fine di accumulare beni e denaro, non per migliorare la sua vita ma esclusivamente per goderne del possesso. Possederlo è ragione di vita e di esistenza. Il non averlo è il nulla, il buio. Il filo conduttore dell’opera è il legame patologico di Arpagone ad una cassetta, ove sono custoditi tutti i suoi denari. La perdita di questa lo trascina alla disperazione assoluta. È dispettoso, astuto, invidioso, con aggravanti psicologiche di una vecchiaia non sana.

In conclusione il protagonista ironicamente invita il pubblico a riflettere sulla morale dell’opera, ovvero sulla continua ricerca di denaro di ognuno di noi, e che in fondo siamo tutti un po’ Arpagone.

Molière si limita a ritrarre gli uomini come sono, a disegnare campioni di dissennatezza, monomaniaci in bilico tra commedia e tragedia che suscitano risate, ma anche amare riflessioni sulla natura umana.

Il drammaturgo fu vittima di critiche per le sue opere, attraverso le quali cercava di trasmettere messaggi educativi che però risultavano immorali secondo i critici del tempo. Molte di queste erano di altri autori che risentivano della sua figura eclettica nel teatro; egli era autore e attore al tempo stesso e quindi conosceva bene le esigenze del pubblico e l’arte della recitazione.

Molière e l'Avaro

Giù in fondo al mare – Spettacolo teatrale

Giù in fondo al mare – Spettacolo teatrale

 

L’Associazione Culturale Fantalica

presenta

2 giugno 2018
Ore 21.00
Sala Teatro Associazione Fantalica

 

GIÙ IN FONDO AL MARE

GIÙ IN FONDO AL MARE - spettacolo teatrale

(liberamente ispirato a “Il bar sotto il mare” di Stefano Benni)

Regia di Riccardo Michelutti

Spettacolo finale del corso di recitazione teatrale avanzato

GIÙ IN FONDO AL MARE - spettacolo teatrale

DESCRIZIONE:

Camminando per il molo verso sera, uno straniero viene attratto da una donna dalla gardenia all’occhiello: la morte.
Questa inaspettatamente si tuffa in mare.
Attratto da lei lo straniero la segue in acqua e nel fondale marino si ritrova nel bar di una nave affondata.

Il barista accoglie i due sconosciuti e li invita assieme a tutti gli avventori presenti a raccontare delle storie.
Mentre tutti raccontano si rendono conto di vivere in una sorta di bolla, in una dimensione fuori dal tempo, non sapendo più chi sono o se saranno.

 

INGRESSO LIBERO SU PRENOTAZIONE (POSTI LIMITATI).

 

Attori: Sara Tramarin, Federico Annunziata, Mariluna Busà Casotto, Debora Michieletto, Stefano De Dionigi, Morena Garbin.

Le musiche verranno eseguite da una musicista che sarà in scena con gli attori.

 

Data Incontro: sabato 2 giugno 2018

Dove: Via Giovanni Gradenigo, 10 – 35131 Padova – Zona Portello

Orario: inizio spettacolo ore 21:00

Durata: 1 ora e un quarto circa

per maggiori info