Teatro: estrema fonte di intima libertà

Il mondo già ci insegna a fingere, non a questo serve il teatro sperimentale.

le ovvietà sospese

Essere profondamente se stessi di fronte agli altri, svelare cose di sé che non si conoscevano, offrirsi come una scoperta, senza giudicarsi, senza arrestare la propria voce perché la battuta non è corretta o il copione della vita non prevede quest’uscita. Rientrare a casa, in quella nostra casa segreta in cui siamo liberi di scoprire le nostre carte con adrenalina e creatività.  Riuscire a farlo di fronte a chiunque. Questo può essere il teatro: un’estrema fonte di intima libertà. Utilizzando un contesto che storicamente ha vezzeggiato la finzione, facciamo saltare in aria le maschere di ogni giorno. E giocare, giocare, giocare, con se stessi insieme agli altri. Attraversare l’inatteso, svegliare la libertà assonnata dietro le abitudini recitative quotidiane, è ciò a cui la sperimentazione teatrale vuole condurre. Il divertimento di cui si gode nell’essere autentici, è così irrinunciabile che andare in scena non sarà recitare, ma avere il coraggio di giocare di fronte a un pubblico per la gioia di farlo. In accordo con l’etimologia della parola stessa, attori non fingiamo, attori perché agiamo.

Antonia Capuzzo

http://www.fantalica.it/default.asp?content=1,762,184,0,0,Seminario_di_teatro_sperimentale,00.html

Ode alla Vita

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

Martha Medeiros

 

Noi vi aspettiamo a Fantalica, quest’estate, se avete la voglia di provarci.
“Le ovvietà sospese” è un seminario in cui aprire nuove possibilità di essere se stessi di fronte agli altri, nella scena teatrale come in quella di tutti i giorni.

Contattateci per maggiori informazioni.
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