La prima volta di Pennacchi Andrea

Di recente ho avuto l’occasione di recitare un ruolo (piccolo) in una fiction televisiva su Oriana Fallaci, con

la regia di una vecchia volpe del settore: Marco Turco (“Rino Gaetano”, “la città dei matti”, uno bravo

insomma). È stata la mia “prima volta” sul set di una fiction, per fortuna di qualità, e mi ha offerto spunto

per alcune riflessioni che vorrei condividere con gli allievi dei corsi di recitazione (e con chiunque possa

essere interessato): se togliamo il velo tecnologico a una produzione televisiva, il lavoro dell’attore è quello

più simile oggi al glorioso Ottocento. Le parti vengono assegnate in base a un rigoroso vaglio del “physique

du role”, a causa dei tempi opprimenti di produzione i ruoli – soprattutto quelli minori – vengono preparati

in poco tempo, quindi conviene all’attore avere sempre delle “arie di baule” (come i tenori dell’opera

verdiana), cioè dei ruoli fissi già pronti: il direttore burbero ma buono, l’amministratore troppo zelante

ecc. Grande peso viene dato ai protagonisti, i cui nomi possono garantire buoni ascolti, e quindi anche la

sceneggiatura viene cucita su di loro, il regista è sottoposto a grandi pressioni e rispettare tabelle molto

strette sui tempi gli altri ruoli devono uniformarsi a questa tendenza e sapere che non c’è tempo per rifinire

il loro lavoro, devono sostenere la “stella” ed essere pronti. Il lato buono è che se lo sai fare a teatro lo sai

fare anche per la televisione, solo più in piccolo.

Quindi il grande insegnamento per l’aspirante attore che deriva da tutto questo è: conosci te stesso e sii

sempre pronto.

Ostrega, lo sapevano già anche gli antichi Romani e i Padri della Chiesa.